Il tema sullo sfondo del 16° Meeting Nazionale ACEF è vastissimo, trasversale, ci piacerebbe fosse anche travolgente.
Siamo circondati da recinti pronti a costringere e soffocare il pensiero umano. Sono recinti fisici, sociali o semplicemente trappole mentali.
Non è certamente un pensiero originale.
Solo per scomodare due illustri esempi, già Leopardi vedeva nella siepe che “il guardo esclude” e poi Montale nei “cocci aguzzi di bottiglia” in cima alla muraglia due barriere invalicabili che se da una parte frenano lo sguardo e limitano il movimento, dall’altra accendono la fantasia.
L’appartenenza a questa o a quella corrente, a questa o quella fazione, a questa o a quella corporazione, costituiscono recinti che compromettono la nostra autonomia di giudizio e ci rendono più difficile essere obiettivi.
L’abitudine, la tradizione. Altre gabbie mentali che ci impediscono di guardare al nuovo con curiosità. Nelle loro manifestazioni più subdole ci impediscono perfino di essere curiosi e di riconoscere il nuovo.
La specializzazione del sapere, se anziché servire ad allargare il confronto finisce col creare sentieri nei quali i saperi avanzano tra loro separati. Siamo all’assurdo in cui una comunità di grandi esperti, come sistema, produce risultati peggiori di una comunità più arretrata ma tenuta insieme da valori pregnanti e intimamente condivisi.
Come fossimo cavalli da corsa, avere i paraocchi rappresenta un grosso aiuto nel mantenere la massima concentrazione per raggiungere senza distrazioni o tentennamenti l’obiettivo. Al contempo però i paraocchi sono un handicap quando si tratta di scegliere l’obiettivo da perseguire. Quando non si sa esattamente dove andare ecco che diventano essenziali la visione periferica e il pensiero laterale.
In un mondo complesso la profondità di pensiero può essere di ostacolo alla capacità di comprendere, nel senso di cum prehendere, ovvero abbracciare un fenomeno nella sua interezza, afferrare con l’intelletto, intendere a pieno. Ostinarsi a capire tutto da soli è una sfida persa in partenza, perché la realtà che ci circonda è molto più vasta di quella minima parte che riusciamo a far rientrare nel nostro campo visivo.
Cambiare di tanto in tanto punto di vista può aiutarci ad allargare la visuale, ma il problema è che ciò che cerchiamo di osservare è dinamico, per non dire turbolento, e quindi non appena riusciamo a spostarci leggermente di lato stiamo di fatto già osservando qualcosa di diverso.
La sola possibilità di avere una visione organica è che ognuno racconti agli altri cosa vede in tempo reale, cercando un linguaggio comune e comprensibile a tutti.
Rispetto per le abilità altrui, capacità di ascolto, gusto per la contaminazione tra i saperi sono alcuni dei fattori che ci possono aiutare a recuperare il terreno perduto.
Il programma del Meeting ACEF è sostanzialmente definitivo, e come ogni anno abbiamo invitato relatori di estrazione molto diversa tra loro per creare connessioni inconsuete e stimolare l’immaginazione dei partecipanti. Nei prossimi giorni miglioreremo le presentazioni delle singole sessioni per illustrarne più chiaramente gli obiettivi.
Gianfranco Barbieri